Giorni e nuvole.

“Giorni e nuvole”, benessere e crisi, uomini e donne, Elsa e Michele. Una coppia benestante che vive a Genova, ha una figlia di vent’anni (Alice), una barca, tanti amici, una vita agiata. Finché lui, Michele, perde il lavoro e tutto cambia. I soldi non ci sono più, la casa è da vendere, la barca idem. Soprattutto non ci sono più quelle certezze che lasciavano scorrere la vita su un’asse ben oliata. Elsa deve rinunciare alla sua passione per il restauro e mettersi a lavorare; Michele fa colloqui su colloqui senza trovare niente che rispetti le sue qualità. Fino ad andare in una crisi profonda dalla quale non riesce più a riprendersi.

Questo è “Giorni e nuvole” il film di Soldini che vede protagonisti Antonio Albanese, Margherita Buy (vincitrice per questo ruolo del David di Donatello come miglior attrice protagonista) e Alba Rohrwacher (anche lei vincitrice del David di Donatello come miglior attrice non protagonista). Un film amaro, drammatico, cupo, che ha la voglia e l’intento di rispecchiare questi tempi bui in cui chi perde il lavoro è perduto. Perché non ne ritrova un altro e perché non ritrova più se stesso, abituato com’è a sentirsi vivo in quanto incaricato di un “ruolo”.

In “Giorni e nuvole” Soldini ci mostra la diversità con cui Elsa e Michele, donna e uomo, affrontano la crisi che si trovano di fronte. Lui, crollando nella depressione e lei, facendosi forza e affrontando due lavori. Insieme Elsa e Michele non trovano più una “sintonia” e nel dolore finiscono per separarsi sempre più, per poi ritrovarsi solo alla fine del film.

“Giorni e nuvole” è un film dai nobili intenti ma raccontato forse con eccessiva cupezza al punto da risultare quasi “esagerato” ed eccessivamente pesante. I protagonisti, Genova, i colori e le musiche sulle quali si muovono finiscono con il chiudere in una cappa anche lo spettatore che sì, si identifica nella storia, ma con la voglia quasi di sfuggirle. Se non fosse per il mare e per Alice, che ogni tanto aprono lo sguardo, ci sarebbe da rimanere soffocati. E questo, in fin dei conti, è qualcosa che non piace a nessuno.

By Luisa Scarlata