Hackers.

Recensione del film.

La prima considerazione è che non si può prescindere dalla sua età. Del film s’intende. Parliamo del 1995: tradotto, della preistoria dell’informatica. Tralasciando quindi (o almeno provateci) sorrisini beffardi alla vista di computer che oggi ci sembrano casseruole da cucina (che dire allora di War Games uscito nel 1983!), siamo pronti a parlare di Hackers. Un film generazionale che ha spaccato, appunto, una generazione in due. Come diceva un celeberrimo spot della Superga, Hackers o si ama(va) o si odia(va).

Per essere più precisi, i fans dell’informatica lo hanno amato, prendendolo a spunto e ad esempio, con tipico spirito di emulazione; gli intenditori veri, i puristi dell’etica hacker, al contrario, se ne sono sentiti quasi oltraggiati. Commenti del tipo “fa ridere!” o “e questi sarebbero degli hackers?!” allora si sono sprecati. La verità forse sta come spesso accade nel mezzo. Se è difatti innegabile la presenza di numerose, come dire, “licenze informatiche”, una certa superficialità nell’approcciare il tema e un quanto meno discutibile e fantasioso modo di visualizzare tecnicamente quel mondo, è pur vero che alcune di queste cose si possono giustificare in nome del tentativo di far arrivare Hackers a un target più ampio possibile, piuttosto che chiudersi nella definizione di film di nicchia e dunque comprensibile solo a pochi eletti.

Questo, di fatto, è l’intento di Ian Softley, che in Hackers racconta il boom di quegli anni del fenomeno di una sottocultura cosiddetta computer underground, descrivendocela attraverso numerosi dettagli: Softley si sofferma sul tema del gruppo, della casta di questa sorta di esploratori moderni che agiscono sul filo della legalità mossi da una irrefrenabile curiosità e da una vera e propria febbre di andare oltre (dove gli altri non sono mai arrivati, dove gli altri non vogliono che arriviamo). Ian Softley si serve di ogni mezzo per far sì che lo spettatore venga assorbito nel mondo che racconta: le musiche trance e rave dal ritmo psichedelico, come metafora della continua ricerca di un “mondo parallelo”, fuori dagli schemi comuni; la scelta di mixare continuamente computer grafica (ovvero immaginazione) e realtà, per mostrarci come è il mondo visto dagli occhi di un hacker; infine il look post-cyberpunk dei protagonisti che gioca, nel film, un ruolo fondamentale. Creati da Roger Burton, i capi indossati dal gruppo di adolescenti hackers, in primis Dade e Kate, rimangono impressi nella mente di chi guarda raggiungendo l’obiettivo di trasmettere, ancora una volta, l’idea di una razza davvero a se stante che fa della “conoscenza” e dell’informazione l’unico vero baluardo.

Infine, una curiosità: quando la MGM creò il sito per il lancio di Hackers questo venne ovviamente immediatamente “defacciato” da un gruppo detto “Il fronte di liberazione dell’Internet”. Di fatto gli hackers riuscirono a scarabocchiare le foto degli attori principali: la MGM però, decise di accettare “l’attacco” fino in fondo lasciando il sito così modificato. E adesso, a chi è venuta voglia di (ri)vedere il film?

Luisa Scarlata

Hackers

6/10

Titolo: Hackers
Nazione: USA
Genere: Azione
Durata: 107 min
Regia: Ian Softley
Interpreti: Jonny Lee Miller, Angelina Jolie, Jesse Bradford, Matthew Lillard, Lorraine Bracco, Marc Anthony
Uscita: 1995
Sito: Hackers

Hackers