Recensione del film.
La svolta stilistica di Gus Van Sant, partita nel 2002 con “Gerry” (mai uscito in Italia) e proseguita con “Elephant” e “Last Days”, è difficile da digerire e fa di Paranoid Park, un film con una storia interessante (ma non nuovissima) sull’adolescenza alla deriva, un vero e proprio “mattone”.
Piani sequenza interminabili, primi piani ripetuti fino all’esasperazione, un ritmo lentissimo, al limite della sopportazione. In Paranoid Park la regia di Gus Van Sant sembra essere un tantino narcisistica. Il film è qualcosa che soddisfa più chi l’ha fatto piuttosto che chi lo guarda, costretto a “subire” uno stile di narrazione esageratamente faticoso.
Paranoid Park racconta la storia di Alex, adolescente di Portland il cui unico interesse è lo skateboard. Quando Alex inizia a frequentare Paranoid Park, luogo malfamato della città e ritrovo degli skaters, finisce in un grosso guaio. Uccide infatti accidentalmente un agente e decide di non raccontare a nessuno cosa gli è accaduto. Al centro della storia vi è l’analisi di un’adolescenza perduta nella sua indifferenza a tutto, che non permette più di distinguere il bene dal male, il possibile dall’inaccettabile. Adolescenti soli, con genitori divorziati che non sanno dialogare con i propri figli, che non li ascoltano né li “sentono” più.
Gus Van Sant segue Alex maniacalmente quasi a volergli strappare un sussulto, una reazione, un sentimento, una svolta. Ma non ottiene nulla. Alex rimane immobile dentro la sua storia, noi ad aspettare che qualcosa accada. Ovviamente, l’avete capito, quel qualcosa non accadrà.
Luisa Scarlata
Titolo: Paranoid Park
Nazione: Francia, USA
Genere: Drammatico
Durata: 90 min
Regia: Gus Van Sant
Interpreti: Gabe Nevins, Dan Liu, Taylor Momsen
Uscita: 7 Dicembre 2007
Sito: Paranoid Park