Pranzo di ferragosto.

Se cercate una piccola perla italiana, la trovate nel Pranzo di ferragosto, grandissimo successo del Festival di Venezia 2008, dell’esordiente (complimenti doppi) Gianni Di Gregorio. Un gioiellino costato solo 500mila euro che tratta con grandissima ironia e zero moralismi il tema della terza età.

Nel “Pranzo di ferragosto” Gianni è un uomo di mezza età che non ha lavoro e che vive con l’anziana e capricciosa madre. La sua vita è costellata di debiti e il compito di ogni giornata è sbrigare le faccende domestiche e accudire al meglio l’anziana signora a cui, tutto sommato, piace vivere comoda. Gianni si consola così con la sua unica passione: il vino. La notte di Ferragosto l’amministratore del condominio al centro di Roma in cui vive gli chiede di poter accudire anche sua madre e un’anziana zia con la promessa, in cambio, di annullargli una serie di conti in sospeso. Gianni si trova costretto ad accettare e lo stesso fa poco più tardi con il suo medico, che proprio per lo stesso giorno lo prega di potergli affidare la vecchia madre che non sa proprio dove collocare. Toccherà a Gianni, dunque, occuparsi delle quattro vetuste signore per una intera notte e un giorno, pranzo di Ferragosto incluso.

Oltre all’originalità della storia (che si dice sia davvero accaduta al regista/protagonista del film), a rendere davvero eccezionale questa pellicola è il suo cast interamente costituito da non professionisti (ad eccezione dell’amministratore di condominio che è un attore di teatro). Le quattro anziane donne che gravitano intorno alla figura di Gianni sono dunque delle signore che non avevano mai recitato e che per questo regalano al film un livello di autenticità sorprendente e davvero travolgente.

Il “Pranzo di ferragosto” è un film “sociale” che scorre leggero come una piuma, dolce come un ciambellone appena sfornato e divertente nel modo più sano che si possa immaginare.

Assolutamente da non perdere. Semmai da rivedere una volta di più.

Luisa Scarlata