Star System – Se non ci sei non esisti.

Ispirato alle memorie del giornalista Toby Young – assunto e poi licenziato da Vanity Fair – ma anche a “La dolce vita” di Fellini, “Star System – Se non ci sei non esisti” (How To Loose Friends & Alienate People, il più appropriato titolo originale) è una brillante commedia con regia di Robert B. Weide.

In “Star System” Sydney Young (Simon Pegg) è un giovane inglese, ingenuo e maldestro, che fin da bambino sogna di entrare a far parte del mondo delle star hollywoodiane. Sydney lavora come giornalista in una rivista satirica della sua città ma non perde occasione di farsi notare combinando guai alle feste dei divi a cui riesce ad approdare imbucandosi sistematicamente. E’ proprio per questo motivo che con suo grande stupore viene un giorno chiamato a lavorare addirittura per una delle più importanti riviste americane, Sharps Magazine. Sydney ce l’ha dunque fatta: peccato che anche in questo caso l’imbranatissimo inglese collezionerà una serie di gaffes e figuracce assai difficili da farsi perdonare…

La figura di Sydney, interpretata abilmente da Simon Pegg, tiene in piedi da sola l’intera pellicola (seppure Pegg sia in ottima compagnia, tra una sempre spumeggiante Kirsten Dunst e un grottesco Jeff Bridges). Oltre al non nuovo sberleffo al cosiddetto “mondo dorato” di Hollywood (già visto ad esempio nel recente “Disastro a Hollywood” appunto), “Star System” ci regala questa adorabile figura di innato perdente che tuttavia, invece di fare pena, suscita al contrario quasi una sorta di ammirazione per la sua spontaneità e per la capacità di essere comunque una persona vera in un mondo di pupazzi (e bellissime ma ridicole pupazze).

Scanzonato, intelligente e divertente senza essere demenziale, “Star System” è un film che merita la sua visione. Magari in lingua originale. Magari.

Luisa Scarlata