Tutta la vita davanti.

La commedia italiana, quella con la “C” maiuscola, riprende finalmente vita (magari accadesse più spesso!) con film come “Tutta la vita davanti” di Paolo Virzì.

Un film che non racconta soltanto una storia, ma il momento storico di un Paese, proprio come accadeva un tempo. E in questo caso il tempo sono i nostri tristi giorni in cui con una laurea a pieni voti si finisce a lavorare in un call center, a fare la babysitter o magari entrambi. Attenzione però: tristi i tempi ma non il film. Perché Virzì riesce a raccontarci una realtà di certo amara con grande ironia e senso del grottesco, ottenendo il risultato di far riflettere divertendo. E divertendo molto e bene.

In “Tutta la vita davanti” protagonista è Marta (una bravissima Isabella Ragonese), brillante laureata in filosofia che purtroppo però, fatica a trovare lavoro nel suo campo. Per questo Marta, dopo vari tentativi caduti nel vuoto, decide di provare in un call center, facendo allo stesso tempo la babysitter per una coetanea svampita e immatura (Micaela Ramazzotti) che lavora al call center come lei. Qui, lontano dalla realtà accademica a cui è abituata, rimane in un primo tempo affascinata da un ambiente allegro e premiante che non si aspettava di trovare, fino a che non scopre via via cosa si cela dietro le apparenze di certe dinamiche…

“Tutta la vita davanti” affronta diversi temi importanti quali lo sfruttamento sul lavoro, il precariato, la mancanza di ideali, di solidarietà, di una coscienza di gruppo che permetta ancora di credere che l’unione possa fare la forza. E lo fa senza giudicare ma con l’intento di spingerci a pensare proprio mentre sorridiamo.

Un film che merita certamente un plauso anche per il suo riuscitissimo cast: la quasi esordiente Ragonese, appunto, ma anche Micaela Ramazzotti, Valerio Mastandrea, il sempre più bravo Elio Germano e i più adulti Massimo Ghini e Sabrina Ferilli (perfetta in questa parte).

Insomma, per “Tutta la vita davanti”, davvero avanti tutta!

Luisa Scarlata