Uomini che odiano le donne.

Possiamo tirare un respiro di sollievo. L’attesissima (e temuta) trasposizione cinematografica del capolavoro letterario “Uomini che odiano le donne” di Stieg Larsson, non delude affatto. Piuttosto non solo soddisfa appieno i milioni di lettori della trilogia Millenium ma conquista anche chi – di quest’ultima – non ne sa proprio nulla.

In “Uomini che odiano le donne” Mikael Blomkvist è un giornalista finito nei guai a causa di una sua inchiesta. Trovatosi per un lungo periodo disoccupato Blomkvist accetta dunque di lavorare privatamente per Henrik Vanger, un milionario ossessionato dalla scomparsa della sua adorata nipote avvenuta molti anni prima. Ad aiutare l’acuto e impavido giornalista Lisbeth Salander, una giovane e stramba hacker dal passato oscuro e tormentato…

“Uomini che odiano le donne”, anche nella sua versione filmica, è dunque un successo. Il regista danese Niels Arden Oplev è infatti da premiare su tutti i fronti: eccellente, in primis, il cast da lui scelto (i protagonisti Michael Nyqvist e Noomi Rapace, interpreti dei personaggi principali, ma non solo); esemplare anche la fotografia e le ricostruzioni sia sceniche che dei fatti complessi narrati in quasi 600 pagine di libro (molti tagli si sono resi necessari ma anche questi ultimi sono stati effettuati nella maniera più ottimale).

Il risultato è un thriller ben orchestrato ed efficace, che tiene inchiodati alla poltrona per oltre 152 minuti di proiezione. Merito della mente eccelsa del prematuramente defunto Larsson – si capisce – ma anche, come dicevamo, del regista del film e delle sue scelte azzeccate.

E anche con “Uomini che odiano le donne”, probabilmente prevedendo un grande successo, si parla già di remake americano. Sinceramente noi non ne sentiamo affatto il bisogno: l’idea di vedere un George Clooney o un Brad Pitt nei panni del grande Blomkvist, infatti, non solo non ci esalta ma al contrario quasi ci deprime.

Godetevi piuttosto lo svedese Nyqvist la danese Rapace: non ve ne pentirete.

Luisa Scarlata