Vacancy.

Se appartenete a quella schiera di sognatori amanti della route 66 e dei motel americani, evitate di vedere “Vacancy”: potrebbe distorgliervi da quell’idea romantica che coltivate da sempre. Perché nel film di Nimròd Antal del 2007, le stanze dei motel non sono propriamente confortevoli, ma al contrario foriere di situazioni nelle quali difficilmente si avrebbe voglia di venirsi a trovare.

Ci si trovano invece marito (Luke Wilson, che stavolta ha poco da ridere e da farci ridere) e moglie (Kate Beckinsale), non propriamente in luna di miele ma anzi seriamente in crisi a causa di una tragedia familiare che li ha colpiti di recente. I coniugi litigiosi hanno un problema con la macchina nel bel mezzo della notte. Trovandosi a pochi passi da una stazione di servizio e da un motel decidono (come chiunque di noi farebbe) di affittare una stanza per aspettare nel migliore dei modi possibili il mattino dopo.

Purtroppo non sarà così, per la serie “forse era meglio aspettare in macchina”. Il motel è infatti gestito da uno psicopatico che, con l’aiuto di un nugolo di folli quanto lui, si diverte a torturare gli inquilini attraverso l’uso di snuff movies lasciati appositamente nelle stanze e che permettono a chi vi sosta di capire cosa sta per accadere anche a loro. L’idea, anche se non nuovissima, funziona. Vedere rappresentato attraverso un passato il proprio (non auspicabile) futuro ha un che di diabolico che non può non prendere lo spettatore: insomma, ci si casca con tutte le scarpe.

E allora davvero peccato per tutti i momenti successivi del film in cui “la logica” viene massacrata da una serie di passaggi davvero senza senso. Forse Antal sperava che la paura indotta in chi guarda rendesse lo spettatore cieco o forse solo distratto di fronte a certi (davvero grossolani) errori. Purtroppo non è così e il risultato è che insieme allo spavento ogni tanto scappa proprio da sorridere per la goffaggine di certe trovate. Come se non bastasse, il finale. Non solo marito e moglie, uniti dalla tragedia che incombe su di loro, tornano a tubare come due piccioncini in amore, ma negli ultimi secondi ci tocca pure assistere al “risveglio” di lui che credevamo morto. Mamma mia, che horror.

Luisa Scarlata